Sfavillava la neve.
Sfavillava, nello stupore dei nostri occhi, la neve
bianca, pulita, soffice alchimia del cielo.
E mentre lenta cadeva, come il passare del tempo,
guardavamo appiccicati alla finestra la bianca pittura
che trasformava, con riverberi di luce, il Paese.
Ci si vestiva in fretta al richiamo dei giochi
tuffandoci in un turbinio d’emozioni.
Ci accoglievano fiocchi bianchi,
pungenti sulle guance,
e nello scendere con lo slittino
l’allegria era naturalmente condivisa
come la risata a fine corsa.
Con il cuore che forte batteva
non ci pesava risalire in fretta
ignari di altre salite della vita
che cominciavano a delinearsi
sull’orizzonte disegnato a matita
e tratteggiato lontano dalle montagne.
Nevica anche oggi
sui tetti dei miei giorni
ma non c’è più il brivido di gioia
all’aprire la porta ai giochi
che cigola arrugginita,
e il freddo è solo freddo
che non scalda più gli occhi
alla scendere piano
della neve.
Edoardo Comiotto